IL RUOLO DEI SANTUARI e BIOPARCHI PER LA BIODIVERSITA'
Trentasei tartarughe giganti di una specie in pericolo di estinzione nate in cattività sono stati liberate nella isola di San Cristobal nelle Galapagos. Questa bella notizia mi da lo spunto per approfondire il tema dei santuari e dei bioparchi spesso. soprattutto gli ultimi controversi. Nessuno totalmente privo di sensibilità od intelligenza sarebbe contento di vedere esseri viventi imprigionati, privati della possibilità à di essere padroni del loro destino e di vivere in perfetta sintonia con le proprie esigenze etologiche. Tuttavia in questa periodo storico dove gli habitat naturali continuano sempre più a scarseggiare e dove molte specie sono in pericolo di estinzione la possibilità di far aumentare il numero di individui di alcune specie anche se solo in cattività non è da sottovalutare. Ovviamente qui parliamo di bioparchi veri, quelli che si attengono scrupolosamente alla normativa italiana che si fonda sul benessere degli animali ospitati e sul ruolo di sensibilizzazione e conservazione delle speci e non di quelle aberranti prigioni dove degli sventurati vengono tenuti in condizioni contrarie alle loro necessità primarie. Premettendo che il ruolo dei santuari è meno controverso perchè ospitati ci sono (ci dovrebbero essere, occhio ai falsi santuari!) solo individui che altrimenti sarebbero morti in Natura come ad esempio orfani o animali feriti o anche animali allevati per scopi alimentari, a ben vedere anche i bioparchi svolgono una funzione simile. Quella di dare una casa a chi non potrebbe sopravvivere in Natura per i più svariati motivi. La dfferenza sta però che nel caso dei bioparchi gli animali che si trovano sono nati da genitori a loro volta nati in cattività e quindi non sono (sarebbero) in grado di sopravvivere una volta reintrodotti nel loro habitat, sempre che questo esista ancora! Il punto focale quindi è quanto ogni bioparchi si impegni nello spezzare questo vincolo infinito di cattività, cioè quanto fondi la propria azione nel preparare l'animale ad un suo reintregro nel suo habitat, ove questo sia possibile. E purtroppo qui viene la vera nota dolente dei bioparchi (ribadisco che si parla sempre di ì 'veri' ioparchi dove il benessere dell'animale viene prima di tutto, dove ogni individuo ha un ambiente quantomeno il minimo necessario per soddisfare tutte le sue esigenze naturali. sapendo purtroppo che diverse strutture pur avvalendosi di tale nome non soddisfano nemmeno parzialmente i requisiti): non hanno un interesse di fatto a sviluppare seri programmi di reintroduzione in Natura, perchè temono di perdere a lungo andare la fonte dei loro introiti, gli attori per cui si paga il biglietto ossia gli animali. Questo non è sempre vero, ci sono tante eccezioni e tante strutture con seri programmi di reinserimento ma il binomio sfruttamento economico/tutela degli esseri animali non è mai possibile al 100%.
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