LA FORESTA AGROALIMENTARE
Nel focus di oggi vi racconterò la storia di Fabrice Desjours, un infermiere ed attivista ambientale francese.
Quest'uomo, nei suoi vari viaggi per lavoro e per il suo impegno per l'ambiente (
ha trascorso 18 anni in Amnesty International e più di 20 anni in Greenpeace) ha girato mezzo mondo visitando paesi come
Benin, , Bolivia, Perù, Costa Rica, India. In tutti questi paesi, mosso dalla passione per l'orticultura e la Natura, ha appreso
diverse tecniche di coltivazione dalle varie popolazioni locali ed ha raccolto più di 4.000 semi diversi.
Tornato in Francia dopo le sue varie esperienze all'estero ha deciso
di portare a Digione, dove viveva, i suoi semi sperimentado con successo
la loro coltivazione in un grande orto urbano.
Non accontentandosi piantare qualche pianta in città Fabrice ha comprato un terreno di due ettari e mezzo, in Borgogna a pochi chilometri
dal luogo dove uno dei suoi bisnonni visse. Era questo una ex fattoria
circondata da una piccola striscia di foresta: un luogo che riteneva perfetto per piantare i primi alberi
da frutto dall'inizio nel 2010, ma il terreno si era rivelato poco fertile e troppo compattato.
Allora ha cominciato a guardarsi intorno ed ha capito: il bosco circostante,
senza manutenzione, produceva molta biomassa, controllava bene i suoi parassiti ed era produttivo
(noci, nocciole, bacche , eccetera.). Ricordando tutto ciò che aveva scoperto sulle tecniche agricole,
ha poi capito il vantaggio di creare un sistema ecologico complesso e duraturo in cui camminiamo e viviamo mantenendo
semplicemente i sentieri, e in cui possiamo scegliere ciò di cui abbiamo bisogno, lasciando il resto alla natura.
In poche parole, da solo e seguendo solo i principi insegnatigli dalle popolazioni locali dei paesi in cui aveva vissuto, aveva
estrapolato le regole basilare della permacultura. Questa che possiamo definire una tecnica avanzata e raffinita di agricoltura
, dove quest'ultima mira solo a produrre anno per anno frutta e verdura da consumare per poi ricominciare daccapo, la permacultura invece
va molto oltre. Definita dai suoi ideatori, Bill Mollison e David Holmgreen come modo di affrontare la vita si rifà al rapporto delle popolazioni rurali
con la Natura:
è un processo di progettazione etica volto a costruire luoghi di vita sostenibili, poiché modellati sul funzionamento
della Natura, nel rispetto dell'ordine dele cose. La permacultura ci porta a pensare, oltre ai modi di produrre il nostro cibo, a come costruire, rimanere in salute, gestire l'energia, educare, vivere nella società,
rispettare gli altri e se stessi. la permacultura prevede che le sostanze
necessarie per i nostri (reali) bisogni siano prelevate da un ambiente che constestualmente venga rigenerato, tutto il contrario di
quello che fa l'agricoltura tradizionale.
Ma torniamo al nostro pioniere francese Fabrice: seguendo gli insegnamenti appresi nei paesi tropicali
decise di riprodurre quello che aveva visto lì nel clima temperato francese, servendosi dei suoi 4.000 semi.
Piantò per due anni decise alberi ad alto fusto alcuni autoctoni, altri meno (salici, ontani, betulle, querce, aceri,
ecc.) che chiamò AFI (architettonici, fertilizzanti e ingegneri). Queste specie infatti creano rapidamente sequenze di impianto
sul terreno che ricreano l'architettura della foresta, sono frangivento, stabiliscono un microclima, fertilizzazione,
un serbatoio di biomassa attraverso le loro foglie e rami, habitat e cibo per fauna associata. Questa struttura vegetale
preparerà il terreno e quindi permetterà l'installazione di cultivar commestibili provenienti da tutto il mondo, di cui
Fabrice seguirà l'evoluzione, e alberi da frutto più classici.
Fabrice insomma stava creando la prima foresta alimentare della Francia.
E' questa una particolare tecnica di permacultura dove si riunisce in un progetto strutturato su più piani
alberi, arbusti e rampicanti che producono frutti commestibili.
In questo modo il nostro (ormai ex) infermiere ha cercato di salvare la biodiversità vegetale ed alimentare ,
creando anche in parte una nuova diversità, incrociando
le vaire specie con varietà più adatte
ai terreni dei climi temperati ma anche ai cambiamenti climatici in arrivo.
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