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SEZIONE BOTANICA


GLOSSARIO BOTANICO    IDENTIFICA PIANTE
È curioso notare come nell'opinione popolare le piante siano sempre in qualche modo sottovalutate sia in relazione alla loro importanza per noi umani e per l'ambiente che alla loro complessità.
Anche a livello accademico il mondo vegetale è stato sempre un po bistrattato, se si osserva il maggior numero di studi, pubblicazioni ed articoli del mondo animale. Certo le eccezioni storiche non sono mancate, da Teofrastro a Leonardo da Vinci, ma la botanica e le piante che essa studia ` rimasta in qualche modo una scienza di nicchia.
Eppure tra noi animali e le piante non c'è una differenza di grado evolutivo. Noi ci siamo separati dalle piante all'incirca 1 miliardo di anni fa e queste ultime hanno scelto un cammino evolutivo diverso dal nostro, per certi versi opposto. Ed è proprio le grandi differenze accompagnate spesso dai impressionanti somiglianze che rendono le piante cosi affascinanti.

Autotrofi e sessili (ossia fisse al terreno), le piante hanno una struttura modulare che le rende resistenti ai danni dall'ambiente, sono quindi solide e flessibili. Invece di specializzare alcune funzioni in singoli organi come noi animali le piante hanno infatti diffuso le loro capacit&garave; in tutto il loro corpo, salvo alcune eccezioni come quella degli apici radicali localizzata appunti nelle radici. Ma a differenza del mondo animale in quello vegetale non si fa affidamento su un unico organo che se danneggiato porta alla morte dell'organismo ma si può contare su una moltitudine di organi, basti pensare a quante foglie o radici un organismo vegetale può produrre.

Ma come detto ad affascinare è anche l'incredibile somiglianza di tante funzioni e meccanismi. Le piante infatti, anche se ad una osservazione superficiale non sembrerebbe, possiedono il senso della vista, del tatto, dell'olfatto, sanno benissimo come sono collocate nello spazio che li circonda e hanno memoria degli stimoli ambientali. Sanno mimetizzarsi, comunicano tra loro e possono persino ingannare altre consimili o usare droghe per ottenere 'un aiuto' da animali come le formiche.
Insomma il mondo botanico presenta delle continue meraviglie.
L'INVISIBILITA' DELLE PIANTE
Nel 1998 una coppia di botanici ed educatori di biologia statunitensi Elisabeth Schussler e James Wandersee, si era accorti di come le piante spesso fossero trascurate, quasi eliminate da un osservatore umano. Ne furono così colpiti che coniarono un termine apposito: "plant blindness" (letteralmente cecità per le piante) e che potremmo tradurre come "invisibilità (agli occhi umani) delle piante". I due hanno descritta questa invisibilità come "l'incapacità di vedere o notare le piante nel proprio ambiente".

Le prove a supporte sono innumerevoli: i bambini riconoscono che gli animali sono creature viventi prima che possano dire che anche le piante sono vive.
I test di ricordo mostrano chiaramente che i partecipanti allo studio ricordano le immagini degli animali meglio delle immagini delle piante.
Quanti di noi camminando includono la vegetazione nello sfondo indistinto di un paesaggio? È un qualcosa che ci viene istintivo.

La invisibilità delle piante, non sorprendentemente, si traduce in un sottovalutazione delle piante e in un interesse limitato per la conservazione delle piante . I corsi di biologia vegetale in tutto il mondo si stanno chiudendo a un ritmo vertiginoso e i finanziamenti pubblici per la scienza delle piante si stanno esaurendo.

Inizialmente si pensava che le cause di questa cecità per le piante fossero da ricercare soprattutto in pregiudizi sociali ed educativi (Il mondo vegetale viene affrontato sommariamente nel percorso scolastico) ed alla visione antropocentrica del pianeta. In realtà è (anche) da attirbuirsi ad un motivo biologico che limita la visione delle piante: èstato calcolato che il nostro cervello riceve informazioni visive nell'ordine dei 10 milioni di bits per secondo. Di questi 10 milioni di bits ne vengono elaborati solo 40 e di questi 40 bits solo 16 bits arrivano ad essere "informazioni coscienti". A fronte di questo effetto, come si può pretendere che le piante, organismi sessili, spesso parte dello sfondo e che non "pericolose" per l’uomo, vengano processate in quei 16 bits di informazioni coscienti? Wandersee ha definito il Plant Blindness un "necessario difetto umano".

Questo difetto non è limitato agli umani. La capacità di attenzione limitata può persino influenzare il modo in cui la ghiandaia blu si affina visivamente su piante e insetti intorno a loro. Poi c'è la nostra preferenza per la somiglianza bio-comportamentale : come primati, tendiamo a notare creature che sono più simili a noi.

Fortunatamente la cultura può mitiigare od annullare questo difetto. "La cecità per piante non è applicabile a tutte le persone allo stesso modo", dice. Rispetto alla ricerca iniziale sugli studenti statunitensi, dice, "abbiamo scoperto che i nostri studenti svedesi si collegano alle piante attraverso la memoria, l'emozione e la bellezza, in particolare intorno a cose come la mezza estate ei primi giorni di primavera". Ad esempio, la vitsippa (anemone di legno) è apprezzata come un araldo della primavera.
In India, il legame uomo-pianta potrebbe riguardare piè la religione e la medicina. Geetanjali Sachdev ricerca arte botanica e istruzione presso la Srishti School of Art, Design and Technology di Bangalore. "Il loro valore è certamente sperimentato a un livello viscerale", dice delle piante. "Non possiamo evitarlo perché le piante sono cosìintrecciate in così tanti aspetti della vita culturale indiana".

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