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SEZIONE BOTANICA
È curioso notare come nell'opinione popolare le piante siano sempre in qualche modo sottovalutate sia in relazione alla loro importanza per noi umani e per l'ambiente che alla loro complessità.
Anche a livello accademico il mondo vegetale è stato sempre un po bistrattato, se si osserva il maggior numero di studi, pubblicazioni ed articoli del mondo animale. Certo le eccezioni storiche non sono mancate, da Teofrastro a Leonardo da Vinci, ma la botanica e le piante che essa studia ` rimasta in qualche modo una scienza di nicchia.
Eppure tra noi animali e le piante non c'è una differenza di grado evolutivo. Noi ci siamo separati dalle piante all'incirca 1 miliardo di anni fa e queste ultime hanno scelto un cammino evolutivo diverso dal nostro, per certi versi opposto. Ed è proprio le grandi differenze accompagnate spesso dai impressionanti somiglianze che rendono le piante cosi affascinanti.

Autotrofi e sessili (ossia fisse al terreno), le piante hanno una struttura modulare che le rende resistenti ai danni dall'ambiente, sono quindi solide e flessibili. Invece di specializzare alcune funzioni in singoli organi come noi animali le piante hanno infatti diffuso le loro capacit&garave; in tutto il loro corpo, salvo alcune eccezioni come quella degli apici radicali localizzata appunti nelle radici. Ma a differenza del mondo animale in quello vegetale non si fa affidamento su un unico organo che se danneggiato porta alla morte dell'organismo ma si può contare su una moltitudine di organi, basti pensare a quante foglie o radici un organismo vegetale può produrre.

Ma come detto ad affascinare è anche l'incredibile somiglianza di tante funzioni e meccanismi. Le piante infatti, anche se ad una osservazione superficiale non sembrerebbe, possiedono il senso della vista, del tatto, dell'olfatto, sanno benissimo come sono collocate nello spazio che li circonda e hanno memoria degli stimoli ambientali. Sanno mimetizzarsi, comunicano tra loro e possono persino ingannare altre consimili o usare droghe per ottenere 'un aiuto' da animali come le formiche.
Insomma il mondo botanico presenta delle continue meraviglie.
L'INCREDIBILE FUSARIUM XYLPHOFIRUM
Il fungo Fusarium xyrophilum usa un metodo alquanto particolare ed evoluto per diffondere le proprie spore. I funghi Infatti normalmente rilasciano le spore nell'ambiente circostante e molto spesso queste possono restare ferme anche per mesi o anni fino a quando un insetto o un animale od un colpo di vento fortuitamente le porti a distanza dal punto in cui sono state prodotte.
Questo fungo invece non si propone di aspettare passivamente che le sue spore vengano portate a distanza ma piuttosto si da da fare esponendo all'aria alcune sue strutture simili a dei petali che imitano i fiori gialli delle piante su cui vive (due tipi di piante erbacee del genere Xyris nella Guiana, Sudamerica). In questo modo riesce ad ingannare gli impollinatori, tra cui le api, che provano ad atterrarci sopra attratti dalla forma e dal colore.

E c'è dell'altro: questi stessi fiori finti creati dal fungo emettono anche un aroma chimico particolare che attrae ancora di più gli insetti più affamati. Una volta che gli insetti hanno toccato questi finti fiori, non ottengono del polline ma si sporcano di spore per poi volare via su un'altra pianta in cerca di "vero" cibo. Si tratta di una vera e propria frode floreale già denominata 'formazione di pseudo-fiori'.

Gli stessi pseudopetali creati dal fungo contengono due particolari pigmenti che riflettono la luce ultravioletta affinchè siano ancora più visibili da api, farfalle ed altri insetti impollinatori, tutti insetti che possiedono dei recettori specializzati nel sistema visivo proprio per adocchiare meglio queste colorazioni.

Infine, come se non bastasse, tramite un metodo di sequenziamento genetico, i ricercatori hanno scoperto che il fungo riesce ad infettare l’intera pianta, fino alle radici, per "sterilizzarla" e fare in modo che non possa far sbocciare i suoi veri fiori, cosa che potrebbe attirare gli insetti verso altri obiettivi.
Lo studio, pubblicato su Fungal Genetics and Biology, è stato realizzato da Imane Laraba, l'autrice principale che ha guidato il team di studio composto da ricercatori dell'Agricultural Research Service (ARS), della Purdue University e dello Smithsonian Institution.


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